Adolescenza

Laura Trestianu e Velia Bianchi Ranci

 

Il periodo dell’adolescenza è uno dei più importanti della vita. Passioni, desideri, ambizioni, sete di conoscenza e sogni si esprimono nei pensieri e nei comportamenti dei ragazzi. Il “fuoco” che arde a quest’età è unico e irripetibile in altre fasi della vita. Spesso i ricordi che si hanno della propria adolescenza sono però anche di tristezza e spaesamento proprio perché in questa fase al giovane è richiesta una costruzione della sua identità, sotto la spinta dei cambiamenti corporei avvenuti (pubertà): il ragazzo non è più il bambino di prima ma non è ancora l’adulto che diventerà.

Si rende conto che ora deve sviluppare dentro di sé le risorse per poter, non in un futuro così lontano, andare nel mondo da solo e questo lo rende felice e lo fa sentire smarrito nello stesso tempo. Da un lato dentro di lui sente molti desideri: vorrei incontrare nuovi amici, imparare molte cose, esplorare i luoghi autonomamente, avere una ragazza/o. Dall’altro lato si sente fragile e pieno di dubbi: come faccio a conoscere gli altri se non so ancora chi sono io? A capire qual è la strada giusta per me se ho tanti sogni? Mi vedo brutto, anche gli altri mi vedranno così? Vorrei essere autonomo, ma come faccio se mi sento ancora così fragile?

Per queste ragioni i dubbi sulla propria identità, l’insoddisfazione per il proprio corpo e i conflitti con i genitori sono spesso presenti e non sono manifestazioni di patologia. I genitori vivranno necessariamente momenti di difficoltà legati alla fase evolutiva delicata del figlio. Si cresce anche attraverso fatiche e incertezze, e non è necessario rivolgersi allo specialista.

Tuttavia spesso accade che, data anche la difficile fase di transizione in cui si trova, l’adolescente attraversi una “fase di stallo” durante la sua crescita. Alcuni segnali di questo “blocco” possono essere: difficoltà a studiare in autonomia, ritiro da scuola, autolesionismo, promiscuità sessuale, aggressività auto/etero riferita, abuso di alcool/cannabis, ritiro in casa (studio eccessivo, isolamento dagli amici), ossessioni, gesti ripetitivi e compulsivi, abbuffate/ristrettezze alimentari ecc.

Qualora i genitori pensino di non riuscire a far fronte da soli al momento di crisi familiare, può essere utile che il ragazzo abbia la possibilità di consultare uno psicoterapeuta, ed eventualmente intraprendere con lui un percorso per comprendere le sue difficoltà, le sue risorse, e gestire al meglio le une e le altre. Se il ragazzo come a volte accade, almeno inizialmente, si rifiuta di presentarsi dallo specialista, è importante comunque che i genitori possano incontrare lo psicoterapeuta in modo da essere aiutati a capire come aiutare il figlio/la figlia.

Offriamo qui a titolo di esempio alcune delle manifestazioni di cui ci occupiamo che possono costituire campanelli di allarme”:

    • Isolamento (ritiro dalle amicizie, molto tempo dedicato ai videogiochi/guardare la televisione a discapito delle relazioni sociali, ansia/difficoltà ad uscire/allontanarsi di casa ecc.)
    • Umore depresso (difficoltà a dormire, scarso appetito, senso di vuoto, pensieri di farsi del male ecc.)
    • Problematiche alimentari (abbuffate, ristrettezze alimentari, esercizio fisico eccessivo ecc.)
    • Autolesionismo (tagliarsi, scarnificarsi, abuso di alcool/cannabis ecc.)
    • Ritiro scolastico (rifiuto ad andare a scuola, ansia nell’andare a scuola ecc.)
    • Problematiche nello studio (difficoltà a studiare autonomamente, difficoltà di concentrazione, ansia eccessiva per lo studio, insicurezza e difficoltà a usare gli strumenti compensativi e dispensativi richiesti per i disturbi specifici dell’apprendimento ecc.)
    • Difficoltà nelle relazioni interpersonali (crisi di rabbia – lanciare oggetti, picchiare, insulti – timidezza che il ragazzo sente di intralcio per le sue relazioni sociali, mettersi in situazioni a rischio/non gradite per farsi accettare dagli amici, promiscuità sessuale ecc.)
  • Problematiche relative alla percezione del proprio corpo (rifiuto ad uscire di casa perché ci si vede brutti, ossessioni circa il proprio corpo ecc.)
  • Traumi (morte/malattia di un amico, familiare, parente; abuso sessuale; incidente; migrazione propria o di un genitore ecc.)
  • Somatizzazioni (manifestazioni del corpo – dolori, rash cutanei ecc. – che non hanno base organica)
  • Ossessioni e gesti ripetitivi (pensieri intrusivi che disturbano e che non si riesce a scacciare dalla mente, comportamenti che si devono compiere quali controllare se la porta è chiusa, accendere e spegnere la luce, lavarsi le mani continuamente, controllare se il gas è chiuso ecc.)
  • Dubbi riguardo alla propria identità sessuale (faccio pensieri riguardo a ragazzi/e del mio stesso sesso, mi chiedo se sono gay/lesbica o bisex ecc.)