Non di sole parole è fatta la risposta dell’adulto ai capricci dei bambini: ridiamo spazio a gesti di cura capaci di nutrire le relazioni

Vi è mai capitato, di fronte al capriccio di un bambino ed in qualità di genitori, insegnanti o educatori, di impegnarvi con lui in lunghe spiegazioni per chiarire il motivo dei vostri “no”?

E vi è mai capitato che, nonostante la profusione di parole ed energie per definire e ridefinire le regole, lo sforzo si riveli sterile ed il capriccio si ripeta o si protragga, generando in voi frustrazione e senso di inadeguatezza?

Comunicare regole e limiti è in effetti un compito complesso, eppure indispensabile alla crescita e all’educazione dei nostri bambini.

Come mai i nostri sforzi per svolgere tale compito sono così spesso inefficaci?

Non sarà che alla comunicazione manca qualcosa?

Per comunicare a un bambino il nostro affetto o la nostra approvazione ci viene naturale accompagnare le parole con un gesto amorevole, un abbraccio, un bacio, un sorriso. Diamo così corpo e visibilità a quello che sentiamo.

Per comunicare norme o limiti invece non ci viene altrettanto spontaneo accompagnare le parole con gesti ed espressioni. Quando lo facciamo ci sentiamo magari troppo aggressivi, costrittivi, eccessivi insomma. Ci sentiamo cattivi genitori o cattivi educatori per esserci lasciati andare a un’urlata di troppo.

Forse è per questo che la comunicazione resta monca, a volte incoerente, e poco convincente per un bambino. La comunicazione efficace deve coinvolgere il corpo.

Può essere che l’uso del corpo ci ricordi gli esecrati sculaccioni, il problema però è che non li abbiamo sostituiti con forme che rispettino la dignità del bambino e siano ugualmente espressive della nostra disapprovazione e della determinazione ad essere ascoltati.

Il risultato è quello di trovarsi di fronte ad adulti paralizzati, poiché continuamente preoccupati che le loro azioni possano rompere il legame con i bambini di cui si prendono cura, e, contemporaneamente, a bambini che, proprio a causa dell’assenza di gesti significativi da parte dei loro adulti di riferimento, si sentono soli e confusi, in quanto privati di un contenimento a loro indispensabile.

Per rendere efficace un messaggio non è dunque sufficiente utilizzare vocaboli chiari e motivazioni convincenti, la comunicazione che nutre ed educa è infatti una comunicazione affettiva, capace di costruire contenitori costituiti da parole e da gesti insieme.